CITAZIONE
Passavo le mie giornate nei più grandi parchi di Londra
xD
2
Rientrai a casa ancora con la testa piena di pensieri.
Come al solito nessuno mi badò, e questa volta fu un bene.
Prima di tutto andai in cucina a dire a Emily, la mia tutrice, di non avere appetito e quindi non avrei cenato.
Emily era una delle tipiche donne inglesi. Portava i suoi quasi 45 anni bene. Le rughe del viso erano leggermente accentuate ai lati delle labbra e sulla fronte alta e spaziosa. Faceva visita quasi ogni due settimane al suo parrucchiere per mantenere i suoi capelli biondi e perfettamente composti. Avevo persino sentito dire dalle sue amiche che i suoi tratti somigliassero molto a quelli di Lady Diana, ma io, personalmente, non vedevo alcuna somiglianza.
Gli occhi di Emily erano di un marrone molto scuro, situati sopra un naso che poteva essere perfetto, se non vi fossero state quelle due piccole gobbe. Era comunque una bella donna, questo si doveva dire.
Salendo le scale sentivo lo stomaco pieno, anche se di farfalle. Mi ci voleva assolutamente una doccia bollente. Quando ero confusa mi aiutava molto: l’acqua bollente sulla mia pelle mi aiutava a pensare, e mi è sempre stato utile, anche se in situazioni un po’ diverse.
Prima ancora di entrare in camera andai in bagno ad aprire l’acqua per farla scaldare, così andai in camera per spogliarmi e, come se non ne avessi avuto abbastanza di musica, presi lo stereo senza nemmeno guardare che CD ci fosse all’interno.
Il bagno era già diventato tutta una nube di vapore quando entrai. Collegai velocemente lo stereo e spinsi Play, per poi entrare in doccia.
Se non fosse stato per il fatto che ero già completamente bagnata quando partì la prima canzone sarei corsa a cambiare il disco.
Quello che vi era all’interno era un misto dei Funeral For A Friend, una delle mie band preferite, che mi aveva regalato Nick una settimana dopo avermi detto tutto. La prima canzone era Juneau. Non saprei dire se fosse stato un caso che l’avesse messa per prima nella lista, ma le parole “And I’m nothing more than a line in your book” che venivano ripetute nel ritornello mi davano da pensare.
Quando ascoltai per la prima volta il CD, dai miei occhi scesero lacrime di tristezza. Con il mio rifiuto lo stavo facendo soffrire, e molto più di quanto dava a vedere.
Speravo con tutto il cuore che non la pensasse così, che per me lui non era niente, perché lui per me, qualunque fosse il nostro tipo di relazione, era molto più di una linea. Lui era l’unico che dall’inizio mi era stato vicino, capiva quando era il momento in cui volessi stare sola o quando avevo un bisogno disperato di lui. Lui c’era sempre. Anche quando non lo volevo. Non esageravo affatto quando dicevo che era tutta la mia vita.
Si. Lui era tutto.
Forse fu quel mio ultimo pensiero a farmi capire cosa avrei dovuto fare quella sera; quello che avrei dovuto fare già da molti mesi.
Anche se avevo preso la mia decisione, restai ancora dentro la doccia. Avevo tempo, almeno così credevo.
Non mi resi conto di quanto tempo era passato quando finalmente uscii dalla doccia; entrai in camera in accappatoio e per poco non feci un urlo.
Allungato sul mio letto c’era una sagoma che mi fissava. Con la luce spenta mi era completamente difficile capire chi fosse e, solo quando la accesi vidi che era lui, e mi rassicurai.
<<avevo detto che avrei fatto tardi, ma non un ritardo così eccessivo.>> , mi disse a mò di saluto, sorridendo. Guardai l’orologio sopra la mia scrivania e risi un po’ agitata vedendo che erano le 23.30.
<<ciao anche a te Ni.>>, era così che lo chiamavo io.
All’improvviso realizzai di essere in accappatoio, e lui era sul mio letto, e questo mi fece arrossire le guance. Forse lui non aveva fatto caso al mio abbigliamento perché quando notò il colorito delle mie guance rimase perplesso. Con la mano gli feci notare i miei abiti e scoppiò a ridere.
<<capisco che è tardi, ma di solito fino a quest’ora riesci a rimanere con il cervello collegato!>>, gli dissi per scherzare, poi presi il pigiama e il resto e tornai in bagno.
Quando rientrai, senza dirci niente salimmo sul tetto.
Rimasi silenziosa per un po’, nonostante lui cercasse sempre di iniziare una discussione, e capì subito che c’era qualcosa che mi preoccupava. Rimase in silenzio per forse 5 minuti, poi finalmente mi chiese cosa avessi in testa.
Feci un sorriso timido e arrossii di nuovo.
<<lel, vuoi restare sola? Se vuoi torno a casa…>>. A quelle parole tornai in me.
<<no, no. Assolutamente. Scusa, sono solo un po’ pensierosa.>>. Benché cercò di non farmelo notare, il suo sguardo tradiva curiosità, perciò non aspettai troppo a continuare, anche se con un filo di agitazione, che non riuscivo a spiegarmi. Sapevo i suoi sentimenti verso di me, perciò non temevo un suo rifiuto, ma allora perché non riuscivo a guardarlo negli occhi?
<<beh, da dove comincio?>>, chiesi retoricamente, per poi finalmente alzare gli occhi verso di lui. <<vedi Ni, in questa settimana ho riflettuto molto…>>, feci una piccola pausa e continuai <<…su quello che mi dicesti 3 mesi fa.>>
Si irrigidì di colpo, forse immaginando che gli stessi per dire qualcosa di brutto. Lo rassicurai con un sorriso timido e continuai.
<<non so cosa mi abbia aperto gli occhi così di punto in bianco, ma ho capito che per me sei più del mio migliore amico, che per me sei più importante di qualsiasi altra persona al mondo. Mi sarebbe piaciuto averlo capito subito, sia per il tuo bene che per il mio, ma come sai sono un po’ lenta su queste cose…>>, mentre parlavo vidi spuntare un sorriso di pura felicità sul suo viso, quel gesto mi fece coraggio, quindi feci un bel respiro e continuai.
<<quello che sto cercando di dire è che per me sei la persona più importante della mia vita, non posso vivere senza di te. Voglio stare con te, per sempre.>>, ed insieme a quest’ultima frase una piccola lacrima di gioia e commozione scese dal mio occhio.
<<oh, Lel.>>, quelle furono le sue uniche parole, dopodiché mi portò la mano dietro la nuca per avvicinarmi a sé e baciarmi. Chissà da quanto tempo l’aveva aspettato, desiderato. Ricambiai il bacio senza un minimo di esitazione.
Era quello che volevamo entrambi, e mi pentii subito di aver aspettato così tanto ad aprire gli occhi. Mentre le sue labbra cercavano avide le mie, mi sentivo bene, completa, come mai in tutta la mia breve vita.
Fosse stato per me sarei stata tutta la notte a baciarlo, ma dopo non so quanto tempo staccò le sue labbra dalle mie per guardarmi negli occhi, che piano piano si erano colmati di lacrime di gioia.
Poi finalmente parlò.
<<non fraintendere la mia domanda, ma, cosa ti ha fatto decidere?>>, mi chiese dopo qualche istante di sillenzio.
Lentamente, andai a prendere la sua mano e incrociare le mie dita alle sue, con un sorriso.
<<non c’è una cosa precisa, ho iniziato a pensarci un po’ di tempo fa. All’inizio c’erano più pro che contro, ma pian piano i contro sono spariti. Poi quando ero dentro la doccia prima, stavo ascoltando Juneau, e tutto mi è sembrato più chiaro. Tu sei tutto il contrario di una stupida linea nel mio diario: tu sei la persona più importante della mia vita, l’unico a cui tengo veramente, l’unico di cui non farei mai a meno>>. Feci una lunga pausa, che poi fu seguita da un sospiro gioioso.
<<ti amo.>>. Quelle due parole, uscirono dalle mie labbra senza che io me ne accorgessi realmente, ma ringraziai il cielo che il mio inconscio avesse deciso di agire per me.
Detto questo mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio: <<anch’io ti amo. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.>>
Lo baciai ancora, ed ancora per una quantità di tempo indefinita.
Poi un brivido di freddo mi cosparse il corpo, e sciolse l’abbraccio dicendomi: <<È ora di rientrare, su.>>
di tutta risposta, lo abbracciai di nuovo, stringendolo più forte a me.
<<non voglio che tu te ne vada, non preoccuparti, è stato solo un brivido.>>
<<non me ne andrò. Se vuoi posso rimanere con te stanotte.>>
<<È ovvio che voglio. Dai andiamo.>>
Gli diedi un rapido bacio e sciolsi l’abbraccio, ma lasciando sempre le nostre mani intrecciate, e scendemmo in camera.
Una volta rientrati, ci mettemmo a letto, di nuovo l’uno abbracciato all’altro.
L’idea che Emily o Jordan potessero entrare non mi sfiorò minimamente; non l’avevano mai fatto. In nessun caso.
Per un po’ di tempo rimanemmo a sussurrarci parole dolci, guardandoci negli occhi e sorridendo, poi il sonno prese il sopravvento, e ci addormentammo.
Sabato 29 ottobre. Ricorderò per sempre questa data. Quello fu il mio unico pensiero prima di addormentarmi.